Storia - Parrocchia Santa Maria Assunta in Medolago - Diocesi di Bergamo

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Parrocchia di Medolago
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L A  S T O R I A




La Parrocchia di Medolago ha per sua patrona Maria Santissima Assunta in Cielo.
Nel giorno della festa patronale, il 15 agosto, la bella statua che la raffigura viene portata processionalmente per le vie del paese, a testimonianza della devozione che i buoni medolaghesi hanno nei riguardi dell'Augusta Patrona. Di seguito vogliamo offrire la trascrizione di un articolo pubblicato su "L'Eco di Bergamo" il 25 settembre 1936 del Canonico Angelo Mazzoleni Ferracini, che traccia un interessante profilo di Luigi Carrarra, lo scultore autore della statua.

Maria SS. Assunta
Da “L’Eco di Bergamo” del 25 settembre 1936
Un artista quasi sconosciuto - Lo scultore valente di belle Madonne nel Bergamasco
Perché non avvenga che la memoria di persone benemerite per virtù ed arte cadano, come è facile, nella dimenticanza e vengano sepolte nell'oblio, ben volentieri dirò di Luigi Carrara che lasciò larga eredità di belle opere di scultura e religiosa memoria di sé nella nostra Bergamo. Devo vivissima riconoscenza a Monsignor Luigi Bugada, Prevosto di S. Andrea, il quale con gentilezza particolare mi aprì l'archivio della parrocchia dal quale rilevai per lo più quanto scrivo intorno al nostro Luigi CARRARA.
 
I PRIMI LAVORI
Il Carrara nacque nel 1835 a Oltre il Colle da Bernardo e Caterina Mazzocchi. Il Rev. Don Chiodi, già Parroco di Oltre il Colle, morto Residente in S. Maria Maggiore verso il 1875, avendo rilevato nel nostro L. Carrara ed in un fratello di questi chiamato Domenico, l'inclinazione alla scultura, li indusse a recarsi a Bergamo per frequentare l’Accademia delle Belle Arti. Venne dapprima il Domenico, notevolmente maggiore di età e presto ai distinse così da essere scelto, sebbene ancora giovane, a modellare parecchi dei basso-rilievi che ornano il Palazzo della Regia Prefettura.
 
Purtroppo Domenico Carrara, destinato a salire alto nello stuolo dei nostri artisti, fu rapito dal colera che infierì in Bergamo e provincia nel 1867. Il nostro Luigi Carrara dopo la sua venuta a Bergamo, dovette troncare gli studi nei quali faceva grandi progressi, pel servizio militare. Ritornato a casa si mise a studiare e lavorare sotto il fratello maggiore, ma per poco, ché la morte glielo rapì, come già dissi, quasi repentinamente.
 

Artista per natura, ben fondato nei primi rudimenti dell'arte, sebbene non fornito di studi larghi e profondi come il suo fratello, spinto anche dal bisogno, Luigi eseguì alcuni lavori che ben presto gli acquistarono fama di buon artista. Per i buoni uffici del Prevosto di S. Andrea, Don Luigi Pavoni, che l 'amava e stimava assai, nel 1868 gli fu data la commissione della statua della B.V. della Preghiera, detta dei Campi di Stezzano. La rara modestia, ond'era dotato il nostro Carrara, non gli permetteva di accettare l'incarico, tanto che alla fine il Pavoni glielo impose per obbedienza. Fortunata obbedienza che diede così il bel lavoro. Dallo scalpello del Nostro Carrara uscì un statua soffusa di tanto senso di pietà che rapisce, elemento questo indispensabile allo scultore sacro.
L'indimenticabile Can. Prof. L. Pagani, in una delle sue visi e al Santuario di Stezzano, ebbe a dire al pure indimenticabile Can. E Prof. Borleri di Stezzano. “Dinnanzi alla Madonna dei Campi si prega bene. Chi ha scolpito quella statua doveva sapere ben pregare". Con queste parole ei disse un bel panegirico del Carrara, rispondente a pura verità.
IL SUO CAPOLAVORO
Con lo studio, con l’esercizio, con la calma, congiunta in Lui ad una ferrea volontà, e più colla vita tutta raccolta che egli menava, non distratto né da pensieri di famiglia, né da divertimenti e svaghi, il Carrara andò perfezionandosi tanto che in breve fu riconosciuto il migliore fra gli scultori sacri allora viventi.
Tenne sempre la sua bottega, occupata già del fratello Domenico, nei due ambienti a pian terreno della casa ora segnata col n°15 in via Fara, di fronte alla soppressa Chiesa di S. Agostino.
Negli ultimi anni visse pure in quella casa e quivi morì il 2 Giugno 1891 a 56 anni.
La fama nella quale salì ben presto il Carrara era tale che egli aveva sempre il lavoro assicurato anticipatamente per due e più anni, sebbene lavorasse incessantemente senza mai permettersi svago alcuno.
Ci spiace che egli non si sia mai formato attorno a sé qualche alunno nel quale trasfondere l'arte frutto per lo più della sua esperienza.
Il Carrara non volle mai prestarsi a lavori profani, ma per oltre 20 anni ideò ed eseguì solo soggetti sacri.
Il suo capolavoro (così egli lo chiamava, e ogni anno voleva darsi la soddisfazione di rivederlo e contemplarlo il 15 agosto Medolago) è l'Assunta che si venera nella bella parrocchiale di quel paese.
L'ultima sua opera, finita a stento, perché già colpito da vizio cardiaco che lo trasse al sepolcro, fu la statua di S. Agnese della parrocchia di Cividino.
Sono sue le statue dei Nostri Santuari di: Stezzano (già diesi) della Basella, del Frassino ai Cantoni d'Oneta, di Ghisalba e di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù in Alta Città (Madonna dei disperati) tutte decorate della Corona d'Oro.
Spiacente di non conoscere tutte le statue eseguite dal nostro Carrara; ne elencherò almeno alcune:
L'Immacolata a Curno, a Ranzanico nell'Istituto dei sordomuti in via Pignolo, in una sussidiaria di Oltre il Colle; S. Giuseppe nel detto Istituto, nella Chiesa di S. Salvatore in Città Alta  (questa statua rappresenta S. Giuseppe troppo calvo, venne corretta nella capigliatura dal bravo scultore A. Gritti di S. Andrea)  S. Giuseppe nella prepositurale le di Alzano Maggiore; San Rocco in Castagneta; San Francesco d’Assisi non so bene se per la parrocchiale di Albino o per la Chiesa di RR. PP. Cappuccini di là.
Questa statua di Albino si può dire autoritratto dell'artista Luigi Carrara perché i committenti vollero che il Carrara (che aveva il volto da asceta) avesse a posare per la fotografia con la tonaca da Cappuccino nel modo più conveniente ad esprimere il Santo, per poi eseguirne la statua, ciò che egli fece.
UN AUTORITRATTO
Sono pure del Carrara le statue decorative in pietra sulla facciata della parrocchiale di Suisio.
È pure del Carrara il medaglione rappresentante Mons. Rusca, Arciprete della Cattedrale, nel monumento rurale eretto al medesimo all’ingresso lato destro della Cappella del SS. Crocifisso in duomo. Peccato che la prepositurale di S. Andrea, sua Parecchia adottiva, sia rimasta senza un’opera del Carrara!
Vi hai l’immacolata che si venera nello scurolo, il bozzetto della quale è del Carrara, ma eseguita da Cristoforo Bettinelli pure di quella parrocchia nel 1887, perché il Parroco non ebbe la pazienza di aspettare un paio di anni, tanti quanti ne richiedeva il Carrara sopraccarico com'era di lavoro.
Nel 1891, terzo Centenario della morte di S. Luigi, il Carrara aveva promesso di fare la statua del Santo per la Parrocchia di S. Andrea su nuovo modello, che già aveva ideato, ma la morte gli impedì di tenere la parola.
Il Carrara, che fu buon artista, fu pure buono, anzi ottimo cristiano.
Timidi di carattere, parco di parole, nemico di compagnie allegre e chiassose, visse tutto a sé, sempre e solo intento alla sua arte. Di costumi illibati sentì e coltivò con fervore una soda pietà.
Frequente ai Sacramenti, assiduo a tutte le funzioni parrocchiali non mancava di buon mattino alla Messa prima, ogni giorno. Priore degnissimo della Confraternita del SS. Sacramento, membro delle Associazioni Cattoliche, era immancabile alle sedute ed era bello vederlo con quanto fervore prendeva parte al movimento e come si accalorava nelle discussioni specialmente quando si trattava dei diritti e della libertà del Papa, pel quale nutriva una devozione veramente filiale.
Dopo la morte del suo mecenate il Sacerdote Don Chiodi, il Carrara ne accolse in casa le due vecchie sorelle rimaste prive del necessario e ad esse che gli sopravvissero, il Carrara lasciò il piccolo peculio raggranellato nella sua vita modestissima.  La morte del Carrara fu lo specchio della sua vita.
Ed ora risuoneranno eterne a sua lode le parole che certamente, come mi è dolce credere, gli avrà rivolto Maria Vergine al suo ingresso in Cielo: BENE SCULPISTI DE ME, ALOYSI.
Can. Angelo Mazzoleni Ferracini
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